venerdì, novembre 30, 2007
giovedì, novembre 29, 2007
I giovani hanno precisato che il desiderio di fare un’esperienza in quella nazione è nato dalla simpatia che hanno avuto nei confronti dell’operato del cardinale Oscar Andres Rodriguez Maradiaga, arcivescovo della capitale honduregna Tegucigalpa e presidente di Caritas Internationalis, che hanno incontrato prima ad Urbino e poi a Forlì nei mesi invernali. La sua testimonianza di fede e di carità, la sua grande speranza che le cose possano andare meglio, il suo impegno al servizio dei più poveri del mondo, la sua profonda umanità hanno contagiato questi giovani ed animato il progetto di una vacanza alternativa di lavoro. I soldi delle vacanze, anziché spenderli in divertimento e svago, nei posti più rinomati, hanno deciso di spenderli ugualmente, ma in opere buone, sporcandosi le mani al servizio degli ultimi, facendosi poi voce di chi non ha voce.
Attraversare mezzo globo, approdare su un continente diverso dal proprio, amare il prossimo che soffre, e la cui ricompensa più disarmante è spesso un dolce sorriso. Tutto questo può rappresentare la goccia di bene nel mare d’ingiustizia e d’ineguaglianza che sommerge il mondo, ma può essere anche di più: la svolta di una vita, la conquista di una fede operosa, che non resti solo “sulla carta”, la rinascita della speranza, l’utilizzo doveroso dei nostri talenti.
Hanno incontrato una dignità ancor più sorprendente, giacché immersa nel dolore. Proprio il dolore sembra essere parola tabù, nel nostro mondo materialista, che vive di banalità e relativizza ogni valore. Allora la scelta di questi ragazzi appare ancora più coraggiosa e carica di significato, più densa di carità, più radicale.
Il successo e la ricchezza interiore portati da questa esperienza hanno incoraggiato i preparativi per una seconda spedizione, che sia in continuità con la prima, ma che rappresenti pure un’avventura di carità per i cuori di un nuovo gruppo di ragazzi.
venerdì, novembre 23, 2007

Secondo me la fine di Forza Italia, lo scioglimento della CDL e la nascita del Popolo delle Libertà costituiscono prima di tutto una sconfitta. Termina il sogno (mio, ma anche di Berlusconi) del bipolarismo maturo, cioè quello con due grandi partiti moderati, entrambi antifascisti, entrambi anticomunisti, uno conservatore-liberale e l’altro liberal-democratico. E’ un brusco risveglio: l’Italia non è pronta, né storicamente né culturalmente, ad adeguarsi al sistema politico migliore del mondo, cioè quello della tradizione anglosassone.
Il terremoto di questi giorni però è anche una decisione realistica e, quindi, doverosa. Berlusconi si è reso conto che i suoi alleati il partito unico non lo volevano e che la federazione la volevano, ma solo a parole: preso atto di ciò, per un partito come Forza Italia il bipolarismo restava una strada bellissima, lunga, ma senza quello che doveva essere il suo naturale sbocco finale. Quindi molto meglio mettersi l’anima in pace ed iniziare a pensare a sé stessi, magari con l’appoggio del neonato PD, altro partito che di alleati rissosi ne sa qualcosa: sfoltire la rosa di partiti e ricominciare dal sistema proporzionale, ecco gli unici argomenti da condividere con Veltroni.
In questo modo Forza Italia, o il nuovo soggetto suo diretto erede, sgranocchierà una fetta di voti ad AN e un’altra all’UDC, per non parlare dei partiti minori che saranno inglobati.
Sotto questa luce, in questo seconda chiave di lettura, l’evento di Piazza San Babila mi appare non solo accettabile, ma necessario. E soprattutto geniale.
Sconfitta da una parte, mossa realista dall’altra: questo è il mio giudizio sulla decisione di Berlusconi.
Casini paga il suo narcisismo suicida, Fini il suo nervosismo congenito.
Chi vivrà vedrà il vincitore.
domenica, novembre 18, 2007
venerdì, novembre 16, 2007

Tuttavia la libertà di satira, concetto certo nobile, non può essere usato come una forma di autoindulgenza che copra qualsiasi frase, anche la più terribile. La libertà di satira è una cosa, la licenza di calpestare la dignità dei morti un'altra.
Il soggetto di tutto questo discorso è l'omino della foto, il pagliaccio ribelle, simpatico fino ad un certo punto, infantile per molti aspetti, maleducato di sovente, disgustosamente criminale in qualche eccesso.
Ed è proprio dell'ultimo imperdonabile eccesso che vorrei parlare. Nell'ultima puntata della sua trasmissione su La7, Luttazzi si è permesso (come sempre) volgarità a ripetizione e (come sempre) dispetti a 360°. Purtroppo però è anche inciampato in una delle sue cadute di stile, in una delle sue bastardate, in una delle sue assurdità che, poichè colpiscono i morti ammazzati, risultano inaccettabili e vomitevoli. L'eroe della satira ha iniziato con una serie di banali e stereotipate battutine contro gli Stati Uniti, dalla guerra all'Irak al Kosovo dimenticando casualmente le Torri Gemelle e il nucleare dell'Iran nazislamico (un po' di antiamericanismo fa sempre comodo per alzare gli ascolti di un pubblico in media abbastanza ignorante e in assoluto dalla riconoscenza e dalla memoria corte): fin qui tutto prevedibile e tutto lecito, anche se criticabile. Il problema sorge subito dopo, quando Luttazzi si permette di sparare un'assurdità non solo imbarazzante per quanto è falsa, ma soprattutto (e questo è grave) vergognosa perchè calpesta il sangue di vittime innocenti: dice il simpaticone che in Serbia Milosevic fece duemila vittime mentre la Nato diecimila! Ora, a parte la stupidità intrinseca nella polemica dell'affermazione (se la Nato non fosse intervenuta le conseguenze sarebbero state infernali e Milosevic avrebbe portato a termine completamente la pulizia etnica, forse questo a Luttazzi sfugge...), ciò che mi indigna è la falsità palese del dato numerico, un dato strettamente legato a vite umane spezzate!
Questa non è satira, ma bestialità verbale. Questa non è ironia, ma mancanza del più elementare dei rispetti: quello per chi è morto, a maggior ragione se vittima di violenza. Questa non è genialità, ma spazio mediatico sfruttato per indottrinare all'odio per l'Occidente sabotando la realtà storica. Questa non è cultura, ma offesa ad un dramma umano operata ignorando volutamente i fatti.
domenica, novembre 11, 2007
giovedì, novembre 08, 2007
Don Oreste Benzi
domenica, novembre 04, 2007
Il 4 Novembre del 1918 entrò in vigore l'armistizio con cui gli austriaci si arrendevano all'Italia: l'Impero Austroungarico era allo stremo e la grande offensiva di Vittorio Veneto era stata il colpo di grazia.
L'Italia si scopriva vittoriosa, la guerra diveniva un successo e la nostra Patria fu per un istante baciata dalla Gloria.
All'orizzonte i più avveduti già scorgevano la prossima delusione portata dalla conferenza di Versailles (la celebre "vittoria mutilata" che tanta spinta diede poi alla nascita del Fascismo).
Perchè celebrare questo giorno oggi? Perchè il nostro Paese è in costante crisi identitaria ha un incolmabile vuoto di sano patriottismo! Inutile lamentarsi della carenza di onestà, di spirito di comunità, di senso dello Stato, di rispetto per la legalità, se poi non facciamo nulla per far nascere nei cuori della gente un minimo di amore per la Patria e di orgoglio per la Bandiera!
Oggi ogni strada di ogni città dovrebbe essere attraversata dal nostro Esercito in festa e in ogni paesino dovrebbero assaporare il vento centinaia di Tricolori.
Un giovane che dimentica il 4 Novembre dimentica da dove viene la sua Libertà, da qual sacrificio è nata la sua Nazione. Purtroppo anche questo accade oggi: che l'ignoranza, la superficialità e l'apparenza insabbiano la Gloria eterna di chi è morto al servizio dell'Italia.
Salo
venerdì, novembre 02, 2007
giovedì, novembre 01, 2007
Quello che non potevamo aspettarci a un anno e mezzo dalle elezioni è invece il completo stato confusionale del governo e delle forze che lo sostengono, la sensazione di una compagine allo sbando, arresa al peggio e senza alcuna capacità di recupero.