lunedì, giugno 02, 2008

Il futuro del mondo, la missione dell'Occidente.










La crescita economica della Cina e le sue mire politiche (confermate dal mastodontico investimento in armi e tecnologia bellica avviato dagli anni '90) la stanno conducendo verso la leadership dell'Asia, a discapito dell'India, ma soprattutto degli USA, che dovranno ammettere la nascita di una potenza regionale e, quindi, la fine della loro influenza globale.



L'Asia, e l'estremo oriente in particolare, è un caos geopolitico ricco di conflitti striscianti e rivalità mai scomparse del tutto. Eppure c'è la possibilità che molti stati emergenti, riconosciuta la supremazia cinese, decidano di non opporvisi ed anzi di allinearsi ad essa. Lo stesso Giappone, dopo essere divenuto uno degli stati costituzionalmente più pacifisti del mondo, e dopo aver rotto da tempo (più o meno dall'amministrazione Clinton) i rapporti idilliaci con gli USA, potrebbe decidere di non fronteggiare la Cina ed accettarla come stato guida.



Il recente incontro tra Hu Jintao, capo del Partito Comunista Cinese, e Wu, capo del governo di Taiwan, sembra togliere un altro storico contrappunto regionale dalle mani dell'Occidente. Se il processo di allineamento alla nuova nazione egemone dovesse continuare (il che non è scontato, ma possibile), la Cina aumenterebe il suo potere, senza aver compiuto nessun passo in avanti nè sui più elementari diritti umani nè sulle libertà democratiche.



In questo quadro preoccupante, chi potrebbe giocare meglio e con tranquillità la sua carta è la Russia, che diventerebbe decisiva per gli equilibri mondiali. I nostri problemi con la Russia sono, in ordine di gravità, sostanzialmente i seguenti quattro: la Nato che tende ad includere Paesi sempre più ad Est; la questione dello scudo spaziale americano; l'appoggio della Russia all'Iran fondamentalista; le diatribe sui possedimenti artici.



Sono tutte questioni su cui un accordo si può trovare, a patto però di ribaltare completamente la nostra visione del Paese di Putin: non dobbiamo raggiungere una tregua momentanea e sospetta ad entrambi, ma realmente cambiare la Storia, onestamente sentirci alleati ed amici. Un punto che potrebbe giocare a favore di tale scelta bilaterale è l'interesse comune di Occidente e Russia a combattere il terrorismo islamico: è evidente che il civettare di Putin con Ahmadinejad non rappresenta una strategia a lungo termine, ma solo un dispetto stizzito che risponde al progetto americano di uno scudo spaziale.



Altro alleato "per convenienza comune" dell'Occidente potrebbe essere l'India, ma in questo caso bisogna stare attenti a non perdere il Pakistan, che sta faticosamente ma in maniera promettente evolvendo verso una democrazia più consapevole e meno soggetta ai colpi di kalashnikov (in questo senso la morte violenta della Bhutto è testimonianza proprio della paura profonda dei fondamentalisti di perdere il Paese).






Tutti i discorsi fin qui fatti però valgono assai poco senza una premessa fondamentale: l'Occidente deve agire unito. Lo scacchiere internazionale non è più nelle nostre sole mani, e sono parecchio lontani i tempi in cui la Gran Bretagna imponeva alla Cina trattati commerciali. Non siamo più in grado di controllare tutto e rispetto a potenze come la Cina siamo addirittura in declino: per questo motivo l'Europa deve evitare particolarismi da vetrina, antamericanismi di riflesso più che di riflessione. L'asse Schroder-Chirac, che negli ultimi anni si era opposto con la puzza sotto il naso alla potenza USA, non è stato in grado di proporre nessuna linea di politica estera alternativa, nessuna strategia di lotta al terrorismo islamico alternativa, nessun piano di sicurezza per Israele alternativo, nessun processo di pace mediorientale alternativo. Di fronte a ciò, l'unilateralismo americano è da condannare, ma è quanto meno un po' più comprensibile.



Se non vogliamo tra due generazioni ritrovarci ad obbedire ai diktat internazionali della Cina; se non vogliamo fra tre generazioni ritrovarci non più padroni a casa nostra, sconfitti nella guerra al terrorismo e all'invasione islamica, allora dobbiamo agire uniti: dobbiamo riappropriarci della nostra identità occidentale e concordare con il nostro stato guida, gli USA, posizioni comuni (e, quindi, più forti) su ogni questione di rilievo.



Il che non vuol dire inasprire necessariamente i rapporti con tutto il resto del mondo, o lanciarsi in folli dichiarazioni di arrogante supremazia, anzi tutto il contrario: significa essere duri con chi non vuole il dialogo (vedi Iran), ma contemporaneamente aprirsi a chi lo desidera. Aprirsi per esempio alle esigenze dell'America Latina, nostra alleata naturale per cultura e tradizione; aprirsi per esempio alle richieste di maggiore aiuto che vengono da quella parte del mondo islamico che sta faticosamente costruendo tentativi democratici (Afghanistan, Iraq, ma anche Pakistan, Libano, Egitto); aprirsi per esempio, come ho già scritto sopra, alla Russia, nazione che se dalla nostra parte potrà far abbassare i toni e far rivedere i progetti imperialistici alla Cina.



Ma ancora una volta lo ribadisco: tutto questo andrà fatto uniti. Europa e Stati Uniti da soli solo più deboli, mentre uniti si completano a vicenda.


L'Occidente non è perfetto, ma porta avanti valori che vanno preservati; l'Occidente non è sempre coerente, ma è l'unica civiltà a credere in diritti inviolabili che toccano ogni uomo, di qualsiasi cultura.




L'Occidente è uno, e solo unito può vincere le sfide del domani.










Old Whig








13 Commenti:

Blogger articolo21 ha detto...

"L'Occidente non è perfetto, ma porta avanti valori che vanno preservati; l'Occidente non è sempre coerente, ma è l'unica civiltà a credere in diritti inviolabili che toccano ogni uomo, di qualsiasi cultura".
Riflessione condivisibile. Anche se ci sarebbero molte cose da dire proprio sull'uso, talvolta improprio, della parola Occidente.

12:34 PM  
Blogger FND ha detto...

Problema n°1: chi paga:
Usa o Europa?

Problema n°2: Gli USA pensano come uno Stato-Nazione mentre gli europei sono d'accordo sul non essere d'accordo e quindi ognuno si tiene la politica estera(quella che comprende l'uso della forza, per intenderci)che ha. Qual'è l'europeo che vuole (davvero) cambiare questo stato di cose?
Forse un russo di Kaliningrad o San Pietroburgo!

E i problemi continuano... solo per dire che lo scopo è l'unità dell'Occidente, ma le vie per realizzarlo saranno contorte...

5:51 PM  
Blogger Laura ha detto...

Bello questo blog...mi pare un blog intelligente! Se ne vedono pochi così! Continua così, Laura :o)
http://a-modo-nostro.blogspot.com/

9:09 PM  
Blogger Laura ha detto...

P.S. anche se non condivido molte cose che leggo! Però cmq lo trovo un blog da leggere e pensar su quel che scrivi.
Ciao,
Laura

9:11 PM  
Blogger Old Whig ha detto...

Articolo21, io tendo ad utilizzare il termine Occidente come quello che indica la civiltà cristiana nata in Europa con le basi dell'eredità filosofica greca e del diritto romano; questa civiltà è cresciuta col pensiero liberale e con l'affermazione dei diritti dell'uomo e delle Nazioni. Oggi l'Occidente è geograficamente idnetificabile con Europa, Stati Uniti d'America, Australia ed Israele. L'America Latina in parte.


FND, il tuo è un pensiero molto realista riguardo la situazione interna dell'Occidente: io ne propongo uno altrettanto realista sulla situazione esterna: se non stiamo uniti, presto saremo schiacciati.


Laura, grazie mille per la visita. Spero di riuscire a contraccambiarla al più presto!

11:17 AM  
Blogger Horatio ha detto...

il Giappone non è Occidente? ...e le Filippine?!

3:53 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

ottima analisi, ma la buona volontà deve essere dimostrata da tutti, usa e europa. la fine dell'era di bush, chiunque gli succeda, può essere una grande occasione

9:12 PM  
Blogger Piergiobbe ha detto...

Carissimo Old,
scusa se ricambio la graditissima visita con tanto ritardo. La tua analisi è come al solito molto interessante e la condivido. Spero davvero che l'Occidente trovi la propria unità e si proponga come modello per esportare i valori di democrazia e tolleranza.
un saluto

6:51 AM  
Blogger Old Whig ha detto...

Horatio, sulle Filippine non mi sbilancio, anzi ti chiedo di indicarmi fonti di approfondimento sulla questione...ma sul Giappone ti rispondo no. Il Giappone costituisce una civiltà a sè stante, del tutto diversa da quella occidentale! Basta pensare che fino al 1854 il Giappone era isolato dal resto del mondo e fino al 1890 non aveva mai conosciuto forme di rappresentanza parlamentare. Inoltre, anche dopo il processo di industrializzazione, il Giappone ha mantenuto le sue radici culturali (vedi M. Morishima, 1984) ed il suo particolare assetto sociale (vedi M. Lipset, 1996). Le differenze tra Occidente e Giappone hanno condotto tra l'altro anche a due economie differenti: il mercato libero nipponico non corrisponde al nostro capitalismo (vedi F. Bergsten e M. Nolan, 1993).


Raser, bisogna riconoscere che Bush si è trovato a governare gli USA in uno dei momenti più drammatici e complessi della loro storia: ha commesso degli errori, ma per me non è il demone che molti pacifinti dipingono. Comunque sono assolutamente d'accordo con te: chiunque sia il successore, si aprono scenari interessanti.


Piergiobbe, grazie per la visita. Credo che l'Occidente abbia un compito morale di cui spesso si dimentica: il primo passo è correggere i nostri errori, le nostre ipocrisie; poi segue l'unità d'azione.
A presto

10:53 AM  
Anonymous Anonimo ha detto...

Certo ci sono stati errori e ci saranno, ma la libertà e la democrazia è una sfida che si vince insieme come dici tu..Bel post ^_^

7:10 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

Ciao OW, hai toccato un tema che volevo affrontare anch'io soprattutto dopo aver letto della SCO, Shangai Cooperation Organization, un patto di collaborazione economica e militare tra Cina Russia Iran, Tagikistan, Uzbekistan,
Come dici tu un 'occidente diviso ha ben poche possibilità e parafrasando Fukuyama potrebbe essere il secolo della fine della storia ma in senso opposto, ossia nel senso di trionfo di regimi autoritari

1:34 PM  
Blogger Old Whig ha detto...

Dolcelei, grazie mille. A presto


Neoconservatore, hai ragione, i regimi autoritari, soprattutto quelli asiatici, sono un pericolo enorme per la stabilità geopolitica mondiale. E per evitare la fine della storia al contrario, gli occidentali devono stare uniti.
Un saluto

11:11 AM  
Blogger Horatio ha detto...

Il Giappone è sicuramente una realtà a parte dal punto di vista dell'identità occidentale, ma vi è strutturalmente legata dal punto di vista economico e militare.
Nella scala delle priorità di qualunque amministrazione americana il Giappone viene prima dell'Europa, perchè è in Asia.
Tutto ciò per dire che sono anche gli interessi a formare un'identità. Esempio: nella "Guerra Fredda" Usa ed Europa avevano gli stessi interessi,resistere ai sovietici.
Oggi gli interessi non sono più così sovrapponibili, ma molto spesso complementari.
In altri aspetti delle proprie relazioni internazionali gli americani e gli europei prenderanno strade diverse.
Del resto la geografia e la storia sono quello che sono.
Ciò non toglie che lo scambio culturale sia molto più facile tra Europa e Usa. La voce della libertà non potrà che venire dall'Occidente.

5:05 PM  

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page