
E invece è successo. E’ successo perché il clima è cambiato; è successo perché ai cittadini di Roma evidentemente era iniziata a mancare l’aria; è successo perché il “modello Roma” era soltanto un’illusione, e le illusioni prima o poi svaniscono."
Per chi volesse approfondire, consiglio l'ottima analisi di Alessandro Gisotti pubblicata sull'Occidentale.
Ciò vale in modo particolare allorquando queste tradizioni, questi costumi, queste norme soddisfano meglio una concezione universale dei diritti della persona.
Abbiamo il diritto e il dovere di ritenere che la tradizione della famiglia occidentale, dal punto di vista dei soggetti più deboli - la donna e i minori -, sia da preferire al matrimonio poligamico. Abbiamo il diritto e il dovere di reclamare la superiorità dello stato di diritto sulla sharia. Così come abbiamo ogni ragione d’essere orgogliosi delle nostre norme di salvaguardia dei lavoratori se confrontate con lo sfruttamento minorile praticato in tante parti dei cosiddetti Paesi emergenti.
Da qui derivano alcune conclusioni agevoli da trarre ma difficilissime da mettere in atto. La prima: per assicurare la convivenza pacifica tra le culture e la loro naturale ibridazione, nessuno può chiedere a chi giunge nel nostro Paese di rinunziare alla propria e tanto meno di convertirsi alla nostra religione. Di contro, sarà nostro dovere fare tutto ciò che è possibile affinché sia messo nelle condizioni di sviluppare la propria vita spirituale anche in una proiezione pubblica. In cambio, però, bisogna non domandare ma pretendere da ogni ospite il rispetto non soltanto della nostra legge ma anche della nostra cultura e delle sue manifestazioni esteriori, con accresciuto rigore nel caso in cui la persona ospitata svolga funzioni pubbliche di carattere civile e/o religioso.