Ciò che ho vissuto negli ultimi giorni merita di essere raccontato.
Dal 10 al 15 luglio ho avuto la fortuna di frequentare, a Padova, la Summer School di alta formazione politica organizzata da Forza Italia; e poi, il 18 luglio a Roma, ho avuto l’onore di ricevere l’attestato di frequenza dal leader del Centrodestra, Silvio Berlusconi.
La Summer School di Padova è stata un corso intensivo di lezioni su varie tematiche, tenute da professori di fama nazionale o in certi casi anche internazionale. Ci sono stati dati stimoli culturali, che ognuno di noi potrà poi volendo approfondire, in varie direzioni: si è discusso di identità europea, ma anche di sicurezza del cittadino, abbiamo appreso molto sulla comunicazione, ma anche sui tecnicismi giuridici che regolano le imposte locali, molte prospettive ci sono state mostrate in campo economico, ma anche in ambito geopolitico.
Tra gli altri, abbiamo avuto il piacere di ascoltare il Professor Cristin, il quale ci ha introdotto ai grandi errori commessi da certe lobby di Bruxelles pronte per interessi economici a trasformarci in Eurabia, e il Professor Brunetta, che ci ha spiegato alcuni processi economici figli della globalizzazione.
Spesso le lezioni toccavano solo marginalmente la politica italiana; e la maggioranza dei professori si è espressa anche in maniera critica verso certe scelte del Centrodestra. Questo certamente è l’aspetto che più ha distinto la nostra scuola dalle vecchie scuole di partito: tra ragazzi, docenti e politici presenti c’è stato uno scambio di idee, una discussione costruttiva e senza confini predeterminati. Anzi, in un paio di casi sono emerse visioni anche notevolmente dissonanti, seppur all’interno di uno stesso orizzonte di valori.
Insomma, nulla a che vedere con le vecchie catene di montaggio ideologico tanto usate dal PCI.
Tuttavia il piacere più profondo non mi è stato trasmesso dalle lezioni, ma piuttosto dal contatto umano ed intellettuale con giovani come me, liberali come me, anticomunisti come me. Avevamo gli stessi valori nel cuore e la stessa luce negli occhi. Una speranza e un amore in comune. Vivacissimo scambio di idee, libero argomentare politico, profonda riflessione morale, proficuo dialogo sul Paese reale, notevoli testimonianze sulle diverse situazioni del Nord. Tutto questo e molto di più è stata la Summer School, sotto il vigile ma discreto sguardo dell’On. Giustina Destro, che ha nutrito per noi un affetto sincero, umano, disinteressato, quasi materno.
L’incontro più appassionante è stato quello che ha chiuso in bellezza il ciclo di lezioni: la lezione dell’On. Tremonti.
Il vicepresidente di Forza Italia ha dimostrato ancora una volta la sua straordinaria ironia, ma pure la sua non comune intelligenza e la sua originalità intellettuale.
Tremonti ha svolto un’analisi assolutamente condivisibile della situazione politica e sociale italiana ed internazionale: ha delineato la crisi della Sinistra e la sua incapacità di rinnovarsi davvero; ha palesato tutte le falsità e tutto l’abissale vuoto che stanno dietro al rinascente veltronismo, ribattezzato come un nuovo “Truman Show”; ha puntato il dito contro il maledetto ’68, causa di moltissimi dei disastri sociali di questi anni, ma ha pure indicato le necessarie soluzioni al problema, e cioè un recupero repentino delle tre parole d’ordine autorità – responsabilità – identità che erano state sepolte dai marxisti figli dei fiori; ha poi spiegato la sua linea in campo economico, né colbertista né liberista, ma piuttosto mercatista (cioè liberista fin dove è possibile, ma mercantilista quando subentrano rischi di natura politica, come nel caso dei rapporti con la Cina); ha mostrato la sua piccola “eresia” rispetto alle posizioni del partito riguardo alla politica estera, certo condannando il nazismo islamico e la condotta di D’Alema, ma sottolineando l’invasività incauta dei modelli economici occidentali nelle aree arabe; ha infine smascherato le ipocrisie dell’Unione Europea e l’immobilismo politico di un governo comunitario che nei fatti non esiste.
Matteo Salonia nella foto ufficiale con il Presidente Berlusconi
L’ultimo capitolo di questa avventura formativa è stato anche il più entusiasmante.
Mi riferisco ovviamente all’incontro di Roma, con Silvio Berlusconi che ha consegnato personalmente gli attestati ad ogni studente delle tre diverse scuole (Sud, Centro e Nord). Centosessanta ragazzi in tutto. Il futuro di Forza Italia e le speranze del Paese, oggi paralizzato da un governo schizofrenico e sedato regolarmente solo dalle minacce della Sinistra estrema, non certo dalla guida del suo Presidente Prodi, che non riuscirebbe nemmeno a dare un ordine perentorio a se stesso.
L’incontro con Silvio è stato uno spettacolo, condito dalla presenza della bellissima On. Mara Carfagna (altro che Luxuria o Bindi…).
Ammetto che quando è giunto il mio turno e sono salito sul piccolo palco l’emozione che mi ha investito è stata una delle più forti che abbia mai provato; mi sono avvicinato con passo veloce a questo piccolo grande uomo, che pur tra mille errori e difetti ha fatto tanto bene alla mia Patria, scardinando molte delle vecchie sacche di potere monopolizzate dal PCI e dai suoi servi sempre diversi eppure sempre uguali. Ho stretto la mano con forza a quest’uomo fiero, combattivo, risoluto, che ammiro nella sua imperfezione invincibile. Gli ho parlato della situazione della mia città e mi ha risposto tranquillizzandomi con forza e gentilezza. E’ stato un incontro rapido, ma non lo dimenticherò mai: porterò sempre con me il suo sorriso e la sua contagiosissima grinta. Ne avrò bisogno, prima che per la politica, per la vita.
Nel suo discorso conclusivo, il Presidente di Forza Italia ha mostrato ancora una volta la sua illimitata capacità di coinvolgere ed entusiasmare, di far riflettere, ma anche sognare. Le sue battute a sorpresa, i suoi commenti irriverenti, le sue barzellette su se stesso, le sue improvvisate ma pure le sue parole forti hanno reso la cerimonia un qualcosa di indescrivibile in un semplice articolo come questo.
Posso solo dirvi che è stato magnifico, anche per me che non sono “berlusconiano”, anche per me che non sono “forzista”.
Già perché io sono solo un idealista che si deve necessariamente rifugiare nel Centrodestra, vista l’antistoricità e l’estremismo di questa Sinistra italiana, più di lotta che di governo democratico. Io sono un conservatore liberale e se abitassi negli USA potrei tranquillamente di volta in volta scegliere chi votare, potrei sentirmi relativamente a casa sia tra i Repubblicani sia tra i Democratici, con una leggera preferenza per i primi. Oggi, qui in Italia, Marcello Pera, il conservatore liberale che meglio mi rappresenta, fa parte della grande famiglia di Forza Italia, ma questa è una famiglia con aspetti, sfumature e parentele che non mi convincono del tutto. Per questi motivi spero vivamente che si giunga presto al partito unico dei moderati, o meglio alla federazione dei partiti di Centrodestra. Questo atto dovuto, questa fusione d’intenti, questa voce coesa del popolo del 2 dicembre, sarebbe la degna conclusione di un’avventura che, a partire dal 1994, ha svecchiato la nostra politica ed è riuscita per la prima volta dal dopoguerra a mettere in discussione (e in difficoltà) le egemonie e i poteri forti del Paese.
Noi giovani, in questo quadro, rappresentiamo il domani: la nuova classe dirigente che Berlusconi ha voluto formare, un gruppo di ragazzi che sappia cogliere ciò che di buono egli ha ideato e costruito fino ad oggi.
E magari, aggiungo io, migliorarlo.
L’amore per la libertà, il rispetto della tradizione, la difesa dell’Occidente: questi valori e questi principi riempiono i nostri cuori, nutrono i nostri sogni, animano il nostro coraggio, legano i nostri destini.