Dialogo: confronto o resa?
Dialogo dialogo e ancora dialogo. Questa parola ci sta martellando incessantemente dall’inizio di questo scontro di civiltà, ormai in atto dall’11 settembre del 2001. Uno scontro di civiltà che qualcuno a Sinistra ancora nega, nonostante l’attentato alle Torri Gemelle e al Pentagono, nonostante l’attentato a Madrid, nonostante l’attentato a Londra, ecc.... Ma del resto, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, e non c’è peggior mistificatore di chi non sa fare i conti con la Storia. Capita così che gli stessi personaggi ancora innamorati di una folle ideologia come il Comunismo ci vengano a fare la morale sulla pace, sul rispetto e sulla tolleranza. Una tolleranza tutta particolare la loro, in nome della quale dovremmo calarci i pantaloni di fronte all’Islam ed accettarlo così com’è, anche in quegli aspetti che cozzano addirittura con la nostra Costituzione. A dire il vero i signori della Sinistra quest’ultima cosa non la dicono palesemente, ma, saltando a piè pari il problema dell’integrazione, è come se lo facessero. La proposta del Ministro Amato di svendere le cittadinanze agli immigrati dopo soli cinque anni, così come l’articolo 6 del recente Ddl Bindi-Pollastrini sui DiCo (che consente l’immediato permesso di soggiorno ad ogni extracomunitario “convivente con un cittadino italiano o comunitario”) sono due esempi perfetti di questi salti acrobatici.
Da tale sottovalutazione del problema dell’integrazione, e da tale concezione errata della tolleranza come azzeramento della propria identità e sopportazione silente dei delitti “multiculturalisti” (perché picchiare la moglie seguendo il Corano resta un delitto, checché ne dica l’UCOII) deriva poi l’altrettanto malata idea di dialogo che i vecchi comunisti freschi laicisti hanno.
Proprio in questi giorni si stanno moltiplicando, anche a livello internazionale, le risposte negative alla proposta del segretario DS Fassino di invitare alla conferenza di pace per l’Afghanistan anche i Talebani. Il governo statunitense l’ha definita “una pessima idea” e in Italia non solo il centrodestra, ma pure larghi settori della maggioranza sono rimasti perplessi (per usare un eufemismo).
Io ritengo che questa trovata di Fassino non sia una follia isolata, ma piuttosto la conseguenza prevedibile di un più vasto errore della Sinistra italiana: una visione d’insieme distorta, perché fondata proprio su un malinteso concetto di dialogo.
Non c’è da stupirsi se il Ministro D’Alema, predicando l’equidistanza, paragona una democrazia liberale minacciata di morte (Israele) ad una milizia di terroristi islamici che spara razzi a caso sui civili inermi altrui e si fa scudo con i propri (Hezbollah). Infatti il dialogo per la Sinistra è qualcosa da praticare sempre (e qui sta il primo errore) e senza porre né condizioni, né limiti, né distinguo (ed ecco il secondo).
Al contrario, il vero dialogo, per essere praticato, necessita di un interlocutore realmente disponibile al confronto e, nel caso sia un immigrato, anche pronto ad adeguarsi alle regole di chi lo ospita. Altrimenti ci si ritrova a gridare nel deserto o a dissertare con il muro (di una moschea)! Giusto cercare il dialogo, ma quello vero: e se esso si rivela impossibile, non è il caso di insistere, trasformandolo in un inutile non meno che patetico soliloquio.
Dopo aver trovato un adeguato e sincero interlocutore, per dialogare sarà comunque ancora necessario porsi dei limiti invalicabili, come ad esempio i diritti inviolabili dell’uomo. Infatti se non si pongono condizioni chiare, il dialogo ad oltranza ci può presto trascinare ad ammettere pratiche che noi abbiamo superato dal Medioevo o a tollerare la negazione di principi che il buonsenso dei secoli ha dettato ai nostri padri o ancora ad accettare infrazioni di diritti che per noi risalgono a Beccaria.
Queste due semplici osservazioni, sull’interlocutore e sui limiti necessari, basterebbero a far crollare l’idea tarata che a Sinistra si son fatti del concetto di dialogo.
Tuttavia i comunisti-laicisti hanno trovato un ingenuo alleato nel pacifismo cattolico, cioè in quella sorta di cattolicesimo progressista, che poco ha a che fare col cattolicesimo vero. Questa bizzarra (ma non insolita, se si guarda alla Storia politica della prima Repubblica) alleanza ha rafforzato il già enorme potere comunicativo della Sinistra, che ci ha ubriacato con questa parola bella (dialogo), ma dal significato distorto (di resa), non solo dalla TV e dai giornali, ma pure dal pulpito di qualche chiesa! Questa infiltrazione di relativismo all’interno delle fila di chi il relativismo lo combatte è stata argutamente colta e descritta da Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, nel loro ultimo libro: “Contro il logorio del laicismo moderno” (edizioni PIEMME). In quest’agile manuale di sopravvivenza per cattolici, i due giornalisti sottolineano proprio che, come in ogni assedio che si rispetti, all’interno della fortezza c’è chi trama per favorire gli assalitori. Se gli assalitori sono i nuovi comunisti, relativisti e laicisti, gli assediati siamo noi conservatori, cattolici e liberali; i traditori sono proprio quei politici che con grande altezzosità si dichiarano “cattolici adulti” e, oltre a non muovere un dito sui temi etici, riguardo i rapporti con l’Islam fomentano l’irresistibile tramontana del dialogo maliziosamente malinteso.
Di fronte a tale scenario preoccupante, noi conservatori, ostracizzati dalla TV e allergici a certi cardinali “sinistri”, dobbiamo trovare il coraggio e la forza di riaffermare il vero significato del dialogo e le indispensabili condizioni in cui esso si realizza.
Un sostegno in questo senso ci viene dal Papa: Benedetto XVI si batte con costanza contro il vuoto del relativismo e non ha paura di esporsi per dire la verità (le famose polemiche e proteste sul discorso pronunciato in Germania nascevano proprio da un suo tentativo di puntualizzare il significato profondo della parola dialogo, in alternativa non alla nostra tradizione, ma alla violenza di certo fanatismo arabo, che, osò giustamente dire il Pontefice, è contro il volere di Dio).
Una verità a volte scomoda, ma che da fieri occidentali e da cattolici (o semplicemente cristiani) per nulla “adulti”, non possiamo tacere.
Dialogo dialogo e ancora dialogo. Questa parola ci sta martellando incessantemente dall’inizio di questo scontro di civiltà, ormai in atto dall’11 settembre del 2001. Uno scontro di civiltà che qualcuno a Sinistra ancora nega, nonostante l’attentato alle Torri Gemelle e al Pentagono, nonostante l’attentato a Madrid, nonostante l’attentato a Londra, ecc.... Ma del resto, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, e non c’è peggior mistificatore di chi non sa fare i conti con la Storia. Capita così che gli stessi personaggi ancora innamorati di una folle ideologia come il Comunismo ci vengano a fare la morale sulla pace, sul rispetto e sulla tolleranza. Una tolleranza tutta particolare la loro, in nome della quale dovremmo calarci i pantaloni di fronte all’Islam ed accettarlo così com’è, anche in quegli aspetti che cozzano addirittura con la nostra Costituzione. A dire il vero i signori della Sinistra quest’ultima cosa non la dicono palesemente, ma, saltando a piè pari il problema dell’integrazione, è come se lo facessero. La proposta del Ministro Amato di svendere le cittadinanze agli immigrati dopo soli cinque anni, così come l’articolo 6 del recente Ddl Bindi-Pollastrini sui DiCo (che consente l’immediato permesso di soggiorno ad ogni extracomunitario “convivente con un cittadino italiano o comunitario”) sono due esempi perfetti di questi salti acrobatici.
Da tale sottovalutazione del problema dell’integrazione, e da tale concezione errata della tolleranza come azzeramento della propria identità e sopportazione silente dei delitti “multiculturalisti” (perché picchiare la moglie seguendo il Corano resta un delitto, checché ne dica l’UCOII) deriva poi l’altrettanto malata idea di dialogo che i vecchi comunisti freschi laicisti hanno.
Proprio in questi giorni si stanno moltiplicando, anche a livello internazionale, le risposte negative alla proposta del segretario DS Fassino di invitare alla conferenza di pace per l’Afghanistan anche i Talebani. Il governo statunitense l’ha definita “una pessima idea” e in Italia non solo il centrodestra, ma pure larghi settori della maggioranza sono rimasti perplessi (per usare un eufemismo).
Io ritengo che questa trovata di Fassino non sia una follia isolata, ma piuttosto la conseguenza prevedibile di un più vasto errore della Sinistra italiana: una visione d’insieme distorta, perché fondata proprio su un malinteso concetto di dialogo.
Non c’è da stupirsi se il Ministro D’Alema, predicando l’equidistanza, paragona una democrazia liberale minacciata di morte (Israele) ad una milizia di terroristi islamici che spara razzi a caso sui civili inermi altrui e si fa scudo con i propri (Hezbollah). Infatti il dialogo per la Sinistra è qualcosa da praticare sempre (e qui sta il primo errore) e senza porre né condizioni, né limiti, né distinguo (ed ecco il secondo).
Al contrario, il vero dialogo, per essere praticato, necessita di un interlocutore realmente disponibile al confronto e, nel caso sia un immigrato, anche pronto ad adeguarsi alle regole di chi lo ospita. Altrimenti ci si ritrova a gridare nel deserto o a dissertare con il muro (di una moschea)! Giusto cercare il dialogo, ma quello vero: e se esso si rivela impossibile, non è il caso di insistere, trasformandolo in un inutile non meno che patetico soliloquio.
Dopo aver trovato un adeguato e sincero interlocutore, per dialogare sarà comunque ancora necessario porsi dei limiti invalicabili, come ad esempio i diritti inviolabili dell’uomo. Infatti se non si pongono condizioni chiare, il dialogo ad oltranza ci può presto trascinare ad ammettere pratiche che noi abbiamo superato dal Medioevo o a tollerare la negazione di principi che il buonsenso dei secoli ha dettato ai nostri padri o ancora ad accettare infrazioni di diritti che per noi risalgono a Beccaria.
Queste due semplici osservazioni, sull’interlocutore e sui limiti necessari, basterebbero a far crollare l’idea tarata che a Sinistra si son fatti del concetto di dialogo.
Tuttavia i comunisti-laicisti hanno trovato un ingenuo alleato nel pacifismo cattolico, cioè in quella sorta di cattolicesimo progressista, che poco ha a che fare col cattolicesimo vero. Questa bizzarra (ma non insolita, se si guarda alla Storia politica della prima Repubblica) alleanza ha rafforzato il già enorme potere comunicativo della Sinistra, che ci ha ubriacato con questa parola bella (dialogo), ma dal significato distorto (di resa), non solo dalla TV e dai giornali, ma pure dal pulpito di qualche chiesa! Questa infiltrazione di relativismo all’interno delle fila di chi il relativismo lo combatte è stata argutamente colta e descritta da Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, nel loro ultimo libro: “Contro il logorio del laicismo moderno” (edizioni PIEMME). In quest’agile manuale di sopravvivenza per cattolici, i due giornalisti sottolineano proprio che, come in ogni assedio che si rispetti, all’interno della fortezza c’è chi trama per favorire gli assalitori. Se gli assalitori sono i nuovi comunisti, relativisti e laicisti, gli assediati siamo noi conservatori, cattolici e liberali; i traditori sono proprio quei politici che con grande altezzosità si dichiarano “cattolici adulti” e, oltre a non muovere un dito sui temi etici, riguardo i rapporti con l’Islam fomentano l’irresistibile tramontana del dialogo maliziosamente malinteso.
Di fronte a tale scenario preoccupante, noi conservatori, ostracizzati dalla TV e allergici a certi cardinali “sinistri”, dobbiamo trovare il coraggio e la forza di riaffermare il vero significato del dialogo e le indispensabili condizioni in cui esso si realizza.
Un sostegno in questo senso ci viene dal Papa: Benedetto XVI si batte con costanza contro il vuoto del relativismo e non ha paura di esporsi per dire la verità (le famose polemiche e proteste sul discorso pronunciato in Germania nascevano proprio da un suo tentativo di puntualizzare il significato profondo della parola dialogo, in alternativa non alla nostra tradizione, ma alla violenza di certo fanatismo arabo, che, osò giustamente dire il Pontefice, è contro il volere di Dio).
Una verità a volte scomoda, ma che da fieri occidentali e da cattolici (o semplicemente cristiani) per nulla “adulti”, non possiamo tacere.
Salo
8 Commenti:
Guarda, condivido tutto al 100%.
Sulla folle idea di integrazione portata in palmo di mano dai regressisti di sinistra ti posso dire che pure il settimanale "Der Spiegel", bibbia dell'intellighenzia socialdemocratica tedesca, se n'è uscito proprio questa settimana con una copertina allarmata, dove si denuncia "l'islamizzazione silenziosa della Germania". All'interno, servizio di 12-pagine-12 intitolato: "Abbiamo già la Sharia?".
Frattanto, Sarkozy guadagna consensi spiegando ai francesi che l'immigrazione va controllata e che è il momento di finirla con "30 anni di leggi sbagliate sull'integrazione".
Gli unici pirla che vanno nella direzione opposta sono gli sfascisti della sinistra italiana. Ma come si fa ad essere così bamba??
Ottimo!
Eccole le due scuole di pensiero: per una il dialogo equivale ad un compromesso al ribasso.
Per l'altra il dialogo è comprensione.
Io opto per la seconda, seppur più impegnativa è certamente migliorativa per i diretti interessati.
Un caro saluto, Salo
Siro, è quello che mi chiedo io! perchè commettere errori già commessi da altri? perchè ostinarsi a rincorrere un multiculturalismo che ha fallito in Inghilterra o (peggio) un assimilazionismo che ha prodotto disastri (come le rivolte delle periferie) in Francia?
Ciao Monica. La tua scelta è quella del centrodestra: dialogo come confronto, a partire da valori condivisi, con persone pronte ad integrarsi e ad amare la nostra Patria.
Invece la Sinistra al governo pare confondere la tolleranza col suicidio dell'identità (nostra) e il permissivismo verso il fondamentalismo (islamico). Insomma una Sinistra antistorica, come sempre.
A presto cara
Ciao Salo!condivido in pieno!vedo tra l'altro che hai letto il libro di Gnocchi e Palmaro! Io l'ho preso appena uscito, ti dirò che non me ne sono pentito affatto! :-)
Ciao Bobo! Sì l'ho letto, ma soprattutto ho assistito ad una presentazione del testo con Palmaro.
Molto interessante la parte dei traditori presunti cattolici...
Saluti occidentali
ciao, ho trovato il tuo link sul sito di gds75 e volevo dirti che sono d'accordo con quel tuo commento.
il libro di cui parli l'ho sbirciato. su certi punti concordo, su altri secondo me i due giornalisti la fanno abbondantemente fuori dal vaso. comunque credo possiate stare tranquilli sui "cattolici adulti," visto che (almeno sui media) se ne vedono sempre meno...
Ciao Marco!
Purtroppo quella dei cattolici adulti è una scuola di "pensiero debole" dura a morire...
Il libro di Gnocchi e Palmaro è molto interessante ed attuale, anche se non condivido pienamente il loro modo di affrontare certi problemi. Comunque la parte sui traditori della fortezza cristiana resta per me giustissima.
Saluti
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