lunedì, aprile 28, 2008



"Per il Partito democratico è un’autentica disfatta, se possibile ancor più eloquente del pur significativo tornado delle elezioni politiche.

Già, perché se il 13 e 14 aprile l’unica incognita era rappresentata dalle proporzioni che la prevedibile vittoria avrebbe assunto, sulla liquefazione del capillare e pervasivo sistema di potere sapientemente costruito dal centrosinistra all’ombra del Cupolone nessuno fino all’ultimo sembrava disposto a scommettere.

E invece è successo. E’ successo perché il clima è cambiato; è successo perché ai cittadini di Roma evidentemente era iniziata a mancare l’aria; è successo perché il “modello Roma” era soltanto un’illusione, e le illusioni prima o poi svaniscono."










venerdì, aprile 25, 2008


Riflessioni fuori dal coro sul 25 aprile.




Pensando al 25 aprile, mi vengono sempre in mente due domande.
Prima di tutto: perché festeggiare una sconfitta? Fino a prova contraria il Secondo Conflitto mondiale per noi è stato questo: una figuraccia ed un disastro militare.
Allora io mi chiedo: perché celebrare tutto ciò mentre si manda nel dimenticatoio il 4 novembre, data della nostra vittoria sugli austro-ungarici e momento chiave della nascita stessa del nostro Paese?

Seconda domanda: vogliamo ricordare il 25 aprile come data non della sconfitta, ma della Liberazione? Bene, ma mi duole comunicarvi che così non è!
Così non è, perché nessuno ricorda a dovere i grandi protagonisti della Liberazione europea: gli Stati Uniti d’America, che pagarono un tributo di sangue enorme per soccorrerci.
E così non è, perché pure tutta la verità storica sulla Resistenza è stata storpiata: si esaltano i partigiani rossi, dimenticando sia che commisero delle atrocità sulla popolazione sia che al loro fianco combatterono anche e soprattutto partigiani anticomunisti (liberali, cattolici, ecc…).
L’operazione di sabotaggio della Storia ad uso e consumo del PCI è evidente, e già preoccupava negli anni ’50 chi aveva combattuto il Fascismo senza essere comunista.

In un editoriale di ieri sul Giornale, Massimo Teodori portava proprio l’esempio di Croce e Pannunzio, un cattolico ed un liberale, che già notavano la mistificazione storica in atto da parte degli intellettuali targati PCI, nel 1950.
Questo passaggio in particolare dell’articolo di Teodori mi sembra significativo: “La storiografia della sinistra comunista e la pratica politica dei suoi rappresentanti hanno accreditato per sessant'anni versioni più o meno settarie dell'antifascismo e della Resistenza-Liberazione che spesso hanno avuto poco a che fare con la realtà. Si è ridotto l'antifascismo ad una categoria metafisica sostanzialmente equivalente alla democrazia secondo la declinazione data dal Pci. Secondo l'intellettualità della sinistra frontista non si poteva essere, al tempo stesso, antifascisti e anticomunisti, perché i due termini erano considerati contraddittori. In tal modo si delegittimava l'intera storia degli antifascismi cattolico, liberale, democratico e socialista riformista che, in quanto distinti e spesso divergenti dall'antifascismo comunista, non potevano avere memoria storica né diritto di cittadinanza politica.
Lo stesso discorso vale per l'interpretazione della Resistenza. Quello che fu un capitolo storico, peraltro limitato ad alcune regioni del centro-nord che videro l'insurrezione partigiana negli ultimi giorni dopo che gli Alleati anglo-americani avevano fatto il grosso della guerra anti-nazifascista, divenne nel corso del tempo una specie di mitologia astorica, da cui furono espulsi i contributi dei partigiani delle formazioni non comuniste e dei corpi dell'esercito italiano che pagarono contributi non indifferenti di sangue.


E allora mi pare di poter trarre due conclusioni: se ancora il 25 aprile è una festa che divide, non che unisce, è perché sulla base storica che dovrebbe sorreggere tale ricorrenza si è fatta luce solo a metà; inoltre se la Sinistra ancora oggi vuole essere gelosa erede esclusiva delle cerimonie del 25 aprile (salvo poi fingersi scandalizzata se qualcuno non vi partecipa), mi viene il sospetto che sia per il timore che qualcuno vi introduca quello che dovrebbe esserne, Storia vera alla mano, il tema dominante: l’incontro del sacrificio italiano con quello statunitense per un comune obiettivo, la riaffermazione della Libertà e della democrazia.





Old Whig






E per fortuna non sono il solo a pensarla così: consiglio di leggere il bellissimo post dell'amico Luca.

mercoledì, aprile 23, 2008



Primarie USA: la Pensylvania tiene a galla Billary.










In Pensylvania, l'ex first lady candidata alle primarie del Partito Democratico Hillary Clinton si è aggiudicata una vittoria importante, perchè la tiene ancora in corsa, ma pure inutile, perchè prolunga l'incertezza in merito a chi sarà lo sfidante del Repubblicano McCain nelle prossime elezioni presidenziali di novembre.


Obama resta in vantaggio per numero di delegati e superdelegati, ma solo la convention democratica di Denver metterà la parola fine su di uno scontro interno al partito dell'asinello che dura da troppo tempo per non aver stancato gli americani e sfibrato i due contendenti.




Chi continua a trarne vantaggio è certamente McCain, che si gode mesi di tranquillità, di raccolta fondi e di viaggi in giro per il mondo, ad intessere legami diplomatici come se già fosse Presidente. L'abilità del veterano del Vietnam sta facendo colpo sul suo elettorato, ma anche sugli indipendenti (a lui sempre affezionati), tanto che tutti i sondaggi lo danno in questo momento vincente sia contro Obama sia contro Billary.


Per chi volesse approfondire, consiglio l'ottima analisi di Alessandro Gisotti pubblicata sull'Occidentale.









Old Whig






sabato, aprile 19, 2008

"I processi d’integrazione, tra uomini così come tra culture, non si scrivono mai su un foglio bianco. Esistono tradizioni, costumi, norme di un determinato contesto e queste meritano rispetto se non si vorranno provocare reazioni di rigetto da parte degli ospitanti.


Ciò vale in modo particolare allorquando queste tradizioni, questi costumi, queste norme soddisfano meglio una concezione universale dei diritti della persona.

Abbiamo il diritto e il dovere di ritenere che la tradizione della famiglia occidentale, dal punto di vista dei soggetti più deboli - la donna e i minori -, sia da preferire al matrimonio poligamico. Abbiamo il diritto e il dovere di reclamare la superiorità dello stato di diritto sulla sharia. Così come abbiamo ogni ragione d’essere orgogliosi delle nostre norme di salvaguardia dei lavoratori se confrontate con lo sfruttamento minorile praticato in tante parti dei cosiddetti Paesi emergenti.
Da qui derivano alcune conclusioni agevoli da trarre ma difficilissime da mettere in atto. La prima: per assicurare la convivenza pacifica tra le culture e la loro naturale ibridazione, nessuno può chiedere a chi giunge nel nostro Paese di rinunziare alla propria e tanto meno di convertirsi alla nostra religione. Di contro, sarà nostro dovere fare tutto ciò che è possibile affinché sia messo nelle condizioni di sviluppare la propria vita spirituale anche in una proiezione pubblica. In cambio, però, bisogna non domandare ma pretendere da ogni ospite il rispetto non soltanto della nostra legge ma anche della nostra cultura e delle sue manifestazioni esteriori, con accresciuto rigore nel caso in cui la persona ospitata svolga funzioni pubbliche di carattere civile e/o religioso.

Affinché questo non divenga poi un mero proposito, è necessario evitare che l’arrivo di immigrati in Italia sia indiscriminato, così come è accaduto durante i due anni di governo della sinistra. Per il possibile, è necessario guidare il fenomeno immigratorio tenendo conto non soltanto della provenienza ma anche dell’istruzione e delle funzioni che potrebbe svolgere chi arriva in Italia. Infine, è necessario svincolare l’assunzione della cittadinanza da ogni automaticità legata al trascorrere degli anni, evidenziando così come l’integrazione sia un processo cultuale e non un diritto che si conquista per invecchiamento."
Gaetano Quagliariello

martedì, aprile 15, 2008



Il Sole di Austerlitz!




Due anni fa tutti aspettavano il successo della sinistra e la Waterloo di Berlusconi. Arrivò invece il pareggio, come pronosticato dal Cavaliere.
Ieri tutti aspettavano una fantomatica rimonta veltroniana. E’ arrivata invece la vittoria schiacciante del Centrodestra, l’Austerlitz prevista da Berlusconi.

E’ stato un trionfo, un successo splendido e limpidissimo: il capolavoro di Silvio Berlusconi e il battesimo migliore per il nuovo soggetto cristiano-liberale italiano che è il Popolo della Libertà.

Nel pomeriggio, dopo i primi exit poll sembrava materializzarsi lo spettro del pareggio, ma ancora una volta tale sistema di previsione si è rivelato inattendibile: col passare delle ore il vantaggio del Centrodestra si faceva sempre più netto, non solo alla Camera, ma anche e soprattutto al temuto Senato, dove il premio di maggioranza su scala regionale faceva temere l’inizio di un altro periodo d’instabilità. Ad ogni notizia, ad ogni sezione scrutinata, aumentavano le liete sorprese: anche regioni previste in bilico (come la Campania) o rosse da sempre (come il Lazio e perfino la Liguria!) voltavano le spalle alla Sinistra e assegnavano il premio a Berlusconi.

Né alla Camera né al Senato il PD insidia la nuova maggioranza. Questa è una lezione anche per coloro che da sempre scaricavano le colpe del governo Prodi sulla legge elettorale: una legge che, lo si è visto, è in grado di seguire la volontà del popolo italiano, nonostante i suoi difetti di “ciampiana” paternità.
Come scrive Mario Giordano sul Giornale di oggi, “Gli elettori si sono dimostrati maturi e hanno spinto l’Italia verso un bipolarismo compiuto. Il Porcellum, in fondo, è meno Porcellum di quel che si diceva.”

Ma il risultato migliore, quello che più mi fa gioire e che più dovrebbe rallegrare chiunque si dica democratico è la sparizione dal panorama parlamentare delle Sinistre comuniste: è questo un evento epocale, che riavvicina l’Italia alle democrazie liberali occidentali. Era tragicomica la sfilata di fronte alle telecamere di esponenti comunisti arrabbiati con Veltroni o recriminanti verso la legge elettorale, incapaci di assumersi responsabilità tutte loro e soprattutto incapaci di leggere un dato storico: nel terzo millennio il comunismo non ha più nulla da dire.
Alla disfatta totale della SinistraArcobaleno si lega l’avanzata imperiosa della Lega Nord: il partito di Bossi ha raggiunto un risultato nazionale ottimo ed in certe zone come il Veneto si rivela addirittura il primo partito in assoluto. I risultati più inaspettati però li coglie proprio in zone fino a ieri strettamente controllate dall’estrema sinistra: tanto per fare un esempio, nella rossissima Emilia il Carroccio ha addirittura doppiato il mostriciattolo arcobaleno! Per questo i comunisti non avranno nemmeno un rappresentante parlamentare: perfino nelle loro roccaforti non hanno raggiunto il fatidico 8% che serve per accedere alla Camera alta!
La Sinistra, e qui includo pure il PD, dovrebbe evidentemente riflettere sia sullo scollamento avvenuto rispetto al mondo operaio, sia sulla distanza abissale dai bisogni e dalle necessità delle famiglie del Nord. Saranno capaci gli elementi più intelligenti del mondo riformista non comunista di attuare tale autocritica? Vedremo nei prossimi mesi.

Altra sparizione di cui mi rallegro è quella della Destra estrema di Storace, che ha fatto tanto casino per nulla e grazie al Cielo Palazzo Madama lo vedrà solo in fotografia.

Anche i centristi di Casini non se la passano bene: Buttiglione cercava ieri sera di trasformare la perdita di un punto secco percentuale in un successo, ma sarebbe stata una sfida ardua anche per il miglior sofista ateniese: la verità è che l’UDC da sempre si vantava di avere “un’autostrada al centro” e da sempre assicurava che staccandosi dal Centrodestra avrebbe raddoppiato il consenso, ergo la perdita di terreno anche se lieve dimostra i calcoli errati dello scudo crociato e contemporaneamente la scelta corretta di molti suoi dirigenti passati nel PDL.

Abbiamo vissuto insomma una giornata storica, durante la quale molti miti della Sinistra sono stati infranti, e molte scommesse del Centrodestra sono state vinte, a partire da quel PDL che gli intellettualoidi radical chic guardavano con spregio e classificavano al rango della trovata pubblicitaria. Al contrario, il nuovo partito fondato da Berlusconi si rivela la risposta giusta verso quel popolo del 2 dicembre che aveva chiesto a gran voce di essere rappresentato in maniera unitaria.

Dalla prossima settimana l’Italia avrà dunque un governo vero, dopo due anni caratterizzati dall’incompetenza di un esecutivo arrogante e dalle divisioni interne di una maggioranza imbarazzante. L’era Prodi è finita: basta entrate a gamba tesa su aziende indipendenti (vedi caso Telecom), basta tasse a mitraglia su famiglie ed imprese, basta provvedimenti ideologici e fuori dalla realtà, basta mano leggera con criminalità ed immigrazione irregolare, basta con una politica estera schizofrenica ed “equidistante” (come se si potessero mettere sullo stesso piano terroristi e democrazie liberali), basta con proposte di legge contro la famiglia e contro la società.



Si alza un nuovo sole sull’Italia e, come quello di Austerlitz, illumina la vittoria più bella.






Old Whig




lunedì, aprile 14, 2008

Risultati definitivi



Senato:

PDL-LegaNord-MPA 46%


PD-IDV 37%


UDC 5%


SinistraArcobaleno 3%


LaDestra-Fiamma 2%





Camera:


PDL-LegaNord-MPA 47%


PD-IDV 38%


UDC 6%


SinistraArcobaleno 3%


LaDestra-Fiamma 2%



Prime proiezioni al Senato:

PDL-LegaNord-MPA 47%

PD-IDV 39%

SinistraArcobaleno 4%

UDC 4%

LaDestra-Fiamma 3%





venerdì, aprile 11, 2008

"Il PDL ha una sua coerenza perchè si riconosce in maniera unitaria nei valori del PPE.


Il PD, che già nasce da un'innaturale fusione tra ex comunisti ed ex democristiani, dopo l'accordo con i radicali sui temi etici sarà paralizzato dai dissidi interni.

Veltroni, per un impellente necessità elettorale, ha ipotecato il futuro del PD che - come già avvenuto con l'Ulivo e con l'Unione in passato - non ha la coesione per governare davvero il Paese. Questo comportamento di Veltroni pregiudica la credibilità del PD, mina il processo di semplificazione del sistema politico e compromette la nascita di un maturo bipartitismo."





Marcello Pera



giovedì, aprile 10, 2008


Italia, scegli!





Dopo la disastrosa esperienza del governo Prodi, l’Italia si ritrova in crisi e sfiduciata: l’economia sta per entrare in una fase drammatica, le famiglie non arrivano alla fine del mese, i pensionati sono vittime dell’aumento dei prezzi, i giovani sono senza guida e la scuola in mano ad insegnanti per lo più incapaci di educare, l’immigrazione è senza regole, l’integrazione ha fatto passi indietro, sulla scena internazionale il Paese ha perso credibilità a causa di posizioni schizofreniche ed opposte all’interno della stessa ex maggioranza, un’intera regione è invasa dai rifiuti, eccetera.

Di fronte a ciò, il popolo è chiamato alle urne. Legge elettorale alla mano, due sono le scelte utili: Berlusconi o Veltroni.
Nessuno dei due è sbarbatello della politica, nessuno dei due ha requisiti per chiedere la fiducia degli elettori. Se fossimo negli USA, nessuno dei due avrebbe la faccia tosta di candidarsi.
Ma siamo in Italia e dobbiamo scegliere, per il semplice fatto che non votare significa lasciar decidere ad altri il nostro futuro e quello dei nostri figli.

Veltroni si presenta come l’uomo nuovo e la parola novità è appunto la più ripetuta nei suoi spot e nei suoi slogan. Certo la faccia tosta non gli manca: vuol farci credere di essere nuovo, mentre è in politica dal 1975; vuol farci credere di essere estraneo ai palazzi del potere, mentre una decade fa era già vicepremier; vuol farci credere che il suo partito è rivoluzionario, mentre ha come presidente Prodi e come esponenti di spicco D’Alema e addirittura Bassolino; vuole apparire moderato e favorevole ad una politica senza insulti né grida, mentre tra le sue fila spicca il delirante Furio Colombo; si scandalizza per le frasi di Bossi, mentre lui candida chi per le strade con le armi ad ammazzare innocenti ci è sceso per davvero negli anni più bui della nostra Nazione; vuol farci credere che abbasserà le tasse, ma vorrei chiedergli se lo farà nominando Ministro dell’economia lo stesso Visco che quelle tasse ce le ha imposte fino a ieri; si pavoneggia parlando di lotta alla mafia, mentre a Roma ha lasciato che gli zingari conquistassero tutti i quartieri; ha ripetuto con altezzosità per settimane il suo coraggioso intento di scendere in campo da solo, mentre poi prontamente si è alleato con Di Pietro e radicali.
Veltroni rappresenta la politica vecchia del non fare niente, imbellettata con la retorica nuova del dire tutto e il contrario di tutto.

Berlusconi si presenta come l’unico in grado di far ripartire l’Italia.
Io scelgo lui, perché votare Casini sarebbe cestinare il voto e ritornare al passato di una politica frazionata e ballerina.
Io scelgo lui, perché non è perfetto e non è santo, ma nemmeno gli altri lo sono.
Io scelgo lui, perché cura i propri interessi, ma anche gli altri mi son parsi parecchio attivi in questo ambito, dato che tutta la politica di liberalizzazioni di Prodi era mirata e limitata giusto giusto per calzare a pennello sul corpo delle Coop rosse.
Io scelgo lui, perché nei cinque anni di governo del Centrodestra ha dimostrato di riuscire ad attuare gran parte del programma.
Io scelgo lui, perché il suo programma è realistico e con i piedi per terra, moderato e liberale, filoatlantico in politica estera e attento alla famiglia in politica interna.
Io scelgo lui, perché è l’unico a voler realmente applicare la ricetta liberale in Italia, una ricetta che ha portato benessere a tutti gli altri Paesi occidentali e che già stava portando i primi frutti nel 2006, col famoso extragettito merito della riforma del Fisco di Tremonti.
Io scelgo lui, perché è l’unico a voler davvero affrontare gli atavici privilegi dei magistrati italiani e perché è l’unico a poter risolvere l’illiberale intreccio tra carriere dei giudici e carriere dell’accusa.


Io scelgo lui, perché il naufragio del governo Prodi è stata la prova che aveva sempre avuto ragione.

Io scelgo lui, perché credo in un’Italia che vuol ritrovare sé stessa.
Lancio un appello a tutti i cittadini, perché riflettano sul dilettantismo, la carica ideologica e l’arroganza del governo Prodi. Rifletteteci, e pensate che queste elezioni sono un giudizio sull’operato devastante di una Sinistra incapace.
Rifletteteci e votate di conseguenza.

Votate il Popolo della Libertà!
Perché Berlusconi può anche non piacere, ma il Centrodestra col suo programma ha molte più probabilità di risollevare la Nazione che non il PD con le sue chiacchiere e le sue insanabili contraddizioni.

Italia, rialzati!






Old Whig



mercoledì, aprile 09, 2008

Mmmmh...Belgio birroso...







I cinque giorni che ho appena trascorso in Belgio sono stati molto positivi e direi che la gita è perfettamente riuscita. A parte qualche disavventura in fondo comica, tutto è filato liscio come la birra e mi sono sia divertito sia trovato di fronte a paesaggi melanconici e monumenti gotici emozionanti.

Certo non nascondo che più che arte e cultura protagonista dell'avventura è stata la birra! Il Belgio, piccolo ma densissimo Paese, ne produce più di mille tipi differenti: impossibile provarli tutti in pochi giorni, ma quelle che abbiamo assaggiato valevan la pena d'esser trincate! Comunque siamo stati virtuosi: non abbiamo (quasi) mai esagerato, nonostante i prezzi della birra in Belgio siano favolosi (meno di 2 euro per 33 cl. di puro nettare divino, mentre in Italia nei pub una schifosissima Beck's son capaci di sparartela 4 euro!!!).
Ma ora, siccome le immagini il più delle volte rendono meglio l'idea, vi posto qui sotto qualche foto...






Eccomi con, da sinistra a destra, una Leffe (birra d'abbazia dolce, prodotta fin dal 1200!), una Westmalle double (in assoluto la migliore che ho provato: una doppio malto scura da sorseggiare per avere anticipazione del Paradiso), ed una Duvel (chiara particolare, molto frizzante, dal sapore prima dolciastro poi chiuso in amaro dal retrogusto probabilmente di luppolo).







Qui direi che ho nettamente perso la testa per il Belgio.













Eccoci tutti tre insieme.








Eccomi durante la visita a Bruges, piccolo gioiellino nordico, una specie di Venezia gotica.


























Tipico pub belgico...si vede che qui Sirchia non è passato...











Facce tristi all'inizio del viaggio di ritorno...








...ma c'è ancora tempo per un'ultima birra (Maes, chiara classica e leggera) a Charleroi, in attesa dell'aereo.








Old Whig










martedì, aprile 01, 2008

Mancherò per qualche giorno, perchè vado in Belgio a degustare un po' di birra (ale, lager, trappiste, d'abbazia, scure, beverine, ecc...). Invidiosi?
Vabè...cmq tranquilli: per il 13-14 aprile sarò tornato! ;)

Old Whig