venerdì, febbraio 29, 2008


Il mio programma.




E' periodo di endorsement e presto arriverà anche il mio, sofferto per i motivi che avrò modo di spiegare.
Ora però vorrei soffermarmi su alcune questioni fondamentali: sono tre punti che ritengo non rimandabili, non discutibili, insomma assolutamente necessari.
Chi nel suo programma avrà maggior cura per tali questioni riceverà il mio voto.


Il primo punto è la Famiglia. In questo momento di difficoltà, con il prezzo degli alimenti in costante crescita, con i mutui che si moltiplicano, con i figli che sembrano economicamente insostenibili, è urgente un aiuto reale, costante, mirato a sostegno della cellula fondamentale della società: le forme possono essere molte (detassazione, agevolazioni, più asili nido, assegni per i figli, copertura totale per le spese scolastiche, ecc.), ciò che conta è l'effettiva volontà politica di attuare un piano di salvataggio.

Secondo punto: basta tasse! Il governo Prodi è stato disastroso in ogni campo, ma particolarmente nel sistematico elenco di balzelli su imprese, famiglie, lavoratori: l'oppressione dello Stato sugli italiani non è mai stata così elevata e con Visco a guidare le danze l'Italia ha raggiunto il record del 44% di pressione fiscale! Per rilanciare l'economia, per ridare fiducia al mercato, per riconquistare gli investitori fuggiti all'estero bisogna immediatamente eliminare, abbassare, sospendere le tasse meno necessarie. Anche se la tentazione di riparare il buco di 7 miliardi lasciato da Prodi a furia di nomine, spese e discariche in Kenya invece che a Napoli(!) è forte, dobbiamo stringere i denti e ridare fiato alle imprese: con meno tasse ci saranno più investimenti, più guadagni e quindi, in prospettiva, più entrate.

Infine terzo punto: la riforma della Giustizia. Non è ammissibile il continuo intervento della Magistratura nella vita pubblica del Paese, con accuse mirate e ad orologeria contro i politici scomodi di turno: non è ammissibile in una democrazia liberale nè l'esibizionismo di certi magistrati nè la malcelata militanza politica di altri. Ma soprattutto ciò che ritengo rivoltante è la mancanza totale del principio di responsabilità, sia amministrativa sia penale, dei magistrati, che così possono aprire a cuor leggero procedimenti ed inchieste da prima pagina, che poi finiscono dopo anni col non provare nulla in quinta. In ogni ambito chi decide e sbaglia paga: solo la Magistratura resta in una campana di vetro, tra inadempienze, personalismi, ritardi e privilegi.


Questi sono i tre bisogni lampanti dell'Italia oggi e questo, dal mio piccolo blog e con i miei pochi contatti io chiedo ai nostri rappresentanti, ai nostri candidati, ai nostri futuri parlamentari. Per riaprire il futuro, per uscire dal nulla di due anni prodiani passati tra il ridicolo dell'incapacità e l'arroganza dell'ideologia.






Old Whig





giovedì, febbraio 28, 2008

"Ciò che sta succedendo è assurdo. Veltroni, che parlava di Lenin, ora va in giro a raccontare di tasse da tagliare e di articolo 18 da abolire, facendo sue le battaglie del centrodestra, al quale invece rischia di restare appiccicata, complici i giornali, solo l'immagine appannata dello statal-assistenzialismo in salsa fanfaniana."





Mario Giordano





domenica, febbraio 24, 2008



Che confusione!












La campagna elettorale è partita all'insegna del caos e della mancanza di pudore. Di fronte alla marea di proposte e promesse, rischiamo di restare storditi e dimenticare magari cose fondamentali.




Il più scatenato e disinvolto pare Veltroni. Ma la sua scioltezza fa coppia con la faccia tosta.
Ancora si esalta a rinnovatore, a colui che corre da solo, mentre ha già accettato l'alleanza di Tonino e sta svendendo quel poco che resta di anima moderata del suo partito pur di conquistare i Radicali!


Ha pure il cattivo gusto di scopiazzare molti punti dello storico programma di base del Centrodestra, dalla sicurezza al fisco, mentre esponenti del suo partito "nuovo" sono proprio gli individui che negli ultimi due anni hanno sia spedito circolari ai prefetti per invitare a chiudere un occhio sui clandestini sia istituito un'inquisizione fiscale improntata alla più antistorica e folle ideologia statalista!


Ora il furbetto che si disse "anticomunista" mentre era iscritto al PCI vorrebbe addirittura passare per liberale!!!! Peccato che noi siamo pronti a fargli fare la figura che si merita, scoprendo tutti i suoi altarini del vago e teatrini dell'assurdo. Come giustamente scrive Nicola Porro sul Giornale: "Non possiamo accettare che i panni di Friedman, la filosofia di Smith, le prediche di Einaudi, la logica dei viennesi sia improvvisamente diventata la bandiera del Partito democratico. Per troppi anni in Italia le idee di merito, di individualismo, di Stato minimo, sono state distanti anni luce dall’esperienza culturale di Veltroni e dei suoi."




Contro il paraculismo e la faccia di tolla di questa Sinistra, lo slogan del Centrodestra, più che Italia rialzati, dovrebbe essere ITALIA SVEGLIATI!














Old Whig














giovedì, febbraio 21, 2008

di Stefano Magni

Cosa accadrà dopo le dimissioni di Fidel Castro? La transizione alla democrazia, probabilmente, è “inevitabile”, come sostiene il candidato repubblicano statunitense John McCain. Ipotesi plausibile, visto che Raul Castro, il fratello di Fidel, è molto anziano e nel partito al potere non è emersa alcuna personalità in grado di reggere una successione. Castro aveva concentrato tutta la legittimità del suo regime sulla sua figura, è difficile pensare a un partito al potere senza il “Lider Maximo”.
Chi non crede nel ritorno alla democrazia a Cuba può benissimo indicare alcuni fattori negativi: non c’è alcun movimento di resistenza e dissidenza compatto e organizzato che possa prendere il potere. Gli esuli stessi sono politicamente divisi. La frustrazione della popolazione è crescente, ma tutte le forze armate e di sicurezza sono saldamente nelle mani del regime. Insomma, non si possono fare previsioni sul futuro di Cuba post-castrista. In compenso si può fare benissimo un bilancio di 49 anni di potere assoluto di Fidel Castro.

Il “Lider Maximo”, prima di tutto è responsabile dell’instaurazione della dittatura comunista. Emerse come il leader della rivoluzione democratica contro il dittatore populista (di sinistra) Fulgencio Batista. La rivoluzione del 1959 venne vissuta dalla maggioranza dei suoi promotori come una lotta per il ritorno alla democrazia. “Quando ero studente di legge all’Università dell’Avana iniziai da subito a manifestare il mio dissenso contro la dittatura di Batista. Noi tutti eravamo contro la dittatura, non avremmo mai pensato di aiutare l’instaurazione di un nuovo regime dittatoriale” – ci spiega Angel Cuadra, poeta della rivoluzione e poi dissidente anti-castrista, internato per quindici anni nel gulag cubano – “Volevamo ripristinare la Costituzione del 1940 che era stata sospesa da Batista e ritornare a votare. Quando Castro prese il potere, instaurò da subito un nuovo assolutismo. Noi dissidenti, che lo avevamo sostenuto, iniziammo a considerarlo come un traditore”. Castro non fu affatto costretto dalle circostanze (e dagli Americani) a sopprimere la democrazia e ad erigere uno Stato totalitario.

A dire il vero, Castro non era, tra i membri della nuova classe dirigente, il più totalitario. Il più ortodosso filo-sovietico era proprio il mitizzato Che Guevara. Anche prima della vittoria, Guevara scriveva “Appartengo a coloro che credono che la soluzione dei problemi di questo mondo si trovi dietro la cortina di ferro”: idee chiare su come seguire il modello totalitario di Stalin. Nei mesi successivi alla vittoria del gennaio 1959, contribuì attivamente alla fucilazione di 600 persone tra i membri dell’opposizione. Nominato ministro dell’industria (seppur privo delle basilari nozioni di economia) ricalcò per Cuba il modello sovietico, con la centralizzazione nelle mani dello Stato di tutti i mezzi di produzione, iniziò una vasta opera di irreggimentazione della gioventù e creò a Guanaha il primo campo di concentramento per prigionieri politici. Nel frattempo si costituivano da subito dei tribunali speciali in cui non esisteva diritto alla difesa. In giugno Castro sospese le elezioni e alle opposizioni, arrogantemente, rispose: “Elezioni? A che servono?”. Subito dopo sospese la costituzione del 1940 (che garantiva i diritti fondamentali) e governò in modo assolutistico.

I comunisti non erano affatto egemonici nel fronte rivoluzionario. Contro Batista era attivissima la Chiesa locale guidata dall’arcivescovo Serantes. Questi aveva condannato la non democraticità di Batista, gli atti di violenza delle milizie di destra “Tigri” e aveva perfino permesso la partenza di molti sacerdoti per la Sierra, dove si organizzava la guerriglia anti-batistiana. Dopo la vittoria di Castro la Chiesa si è opposta alla dura repressione delle formazioni non comuniste e il dittatore ha invitato tutti i sacerdoti ad andarsene.
Il capo dei sindacati dello zucchero, David Salvador, aveva guidato i maggiori scioperi contro Batista, ma, democratico convinto, non aveva accettato che nel ‘59 i vertici del sindacato venissero nominati dal regime saltando le elezioni: è stato arrestato e subito dopo il suo sindacato, fuso per ordine di Castro con tutti gli altri, si troverà costretto a sopprimere il diritto di sciopero. “Il sindacato non è un organo rivendicativo” (Castro).
Uno dei leader dell’opposizione, Humberto Sorì Marin, era un liberale radicale e, nominato ministro dell’agricoltura, progettò la redistribuzione dei latifondi ai piccoli proprietari: Castro non approvò il suo piano e fece occupare le terre dall’esercito, sopprimendo con la forza ogni tentativo di resistenza contadina alla nazionalizzazione totale delle campagne. Matos, conquistatore di Santiago ed eroe della guerriglia sulla Sierra, si oppose alla nazionalizzazione forzata delle campagne: fu arrestato e giudicato con un processo senza difesa in cui il verdetto finale fu condizionato personalmente da Castro.
Dopo la nazionalizzazione delle campagne, gran parte dei gruppi di guerriglia urbana anti-batistiani si rifugiarono nuovamente sulla Sierra per combattere il nuovo dittatore. Il mitologico Che e Raul Castro scatenarono contro di loro una repressione così feroce da battere, in numero di vittime e di atrocità, decenni di regime di Batista: le famiglie dei contadini ribelli furono deportate in massa dall’altra parte dell’isola (lo stesso Guevara organizzerà a Guanaha i primi campi di “rieducazione” organizzati sul modello dei gulag sovietici). Uno dei leader della rivolta anti-castrista, Carrera, che era anche uno dei protagonisti della rivoluzione del ’59, fu ucciso personalmente da Guevara, suo rivale personale. A Santa Clara furono fucilati senza processo 381 “banditi” in un solo giorno. Nella prigione di Lloma de Coches le vittime furono più di 1000 in pochi giorni. Il capo dell’opposizione studentesca a Batista, Luis Boitel, poi unitosi alla rivolta anti-castrista, fu rinchiuso nel carcere duro a Boniato: morì in seguito a 53 giorni di sciopero della fame dichiarando “faccio lo sciopero per ottenere i diritti riservati ai prigionieri politici; quegli stessi diritti che voi chiedete per gli altri Paesi dell’America Latina e negate al vostro”.

Nella metà degli anni ‘60 i comunisti egemonizzavano in modo assoluto il fronte rivoluzionario: gli altri partiti erano stati smantellati. Già dal primo anno era stata costituita un’efficiente polizia segreta, la DSE, guidata da Ramiro Valdes. Era (anzi è, perché esiste tuttora) divisa in tante sezioni quante sono quelle della società cubana: le prime due controllano personalmente ogni membro dell’amministrazione pubblica, la III controlla il mondo dell’arte e dello sport (gli scrittori rivoluzionari Padilla e Arenas sono le vittime più illustri), la IV controlla tutti i settori dell’economia, la V i trasporti e le comunicazioni non telefoniche (ogni lettera spedita è passibile di controllo), la VI (la più numerosa, con più di 1000 agenti) si occupa delle intercettazioni delle telefonate di ogni cittadino cubano, la VII controlla ogni membro del corpo diplomatico e l’VIII assicura di guidare bene i turisti: i nostri intellettuali di sinistra che vanno in vacanza a Cuba devono veramente vedere che questa sia un paradiso.
Non basta: un altro organismo, il DEM, organizza migliaia di informatori e delatori sparsi segretamente tra la popolazione civile, l’esercito e la stessa polizia segreta. La Dirrecion 5 del DEM, è specializzata nell’eliminazione fisica degli avversari politici indicati da Castro in persona. Nei campi di “rieducazione” (il primo dei quali, lo voglio ricordare, è stato organizzato personalmente da Che Guevara) gli UMAP, sono stati sistematicamente rinchiusi cattolici, protestanti, testimoni di Geova, omosessuali e tutti i “potenzialmente pericolosi per la società”. Questo sorvolando sul trattamento carcerario: celle di 30 metri quadrati per 42 prigionieri, sfruttamento delle fobie dei detenuti, scarpe zavorrate col piombo, uso del pentothal e altre droghe per tenere svegli i prigionieri, uso dell’elettroshock, finte esecuzioni, ecc...

Tutti questi sacrifici, almeno, sono serviti a fare di Cuba (che sotto la dittatura di Batista era uno dei paesi più benestanti dell’America Latina) un paese in cui la popolazione vive meglio? Evidentemente no, perché i risultati economici sono miseri. Il benessere, obiettivo principale del regime socialista di Castro, non è garantito: il Pil pro-capite è di 4500 dollari. Un’inezia rispetto ai 31.000 dollari dell’Italia. Meno dell’Albania (5500 dollari), giusto per fare un esempio di confronto con un paese povero europeo. E meno di un terzo rispetto al Pil pro-capite dei democratici Cile e Argentina (rispettivamente 14.500 e 13.000 dollari) e poco più della metà della Colombia, pur flagellata dal terrorismo (7500 dollari).
I difensori ad oltranza del sistema cubano salvano almeno la sanità. Ma un’inchiesta indipendente condotta dal professor Julian Antonio Mone Borrego nel marzo scorso, svela una realtà ben diversa da quella spacciata dalla propaganda: nell’ospedale di Santa Clara, un’invasione di scarafaggi, ha contaminato tutto, dal cibo al materiale medico; a Ciego de Havila, la mancanza di equipaggiamento e medicinali di prima necessità ha costretto l’ospedale locale “Antonio Luaces Iraola” e “Roberto Rodriguez” alla sospensione di tutte le operazioni chirurgiche. A Camaguey, tutti gli ospedali locali registrano carenze di materiale di base per i test di laboratorio. A Holguin, continui blackout hanno costretto il personale medico a ricorrere alle lampade a petrolio per illuminare i locali. Persino nella capitale, nel gennaio scorso, un paziente malato di Aids, e ricoverato in un sanatorio specializzato, lamentava condizioni igieniche impossibili: acqua contaminata ed escrementi animali in tutti i locali. A Cienfuegos, nelle farmacie, è mancata l’aspirina per mesi. A questi episodi va aggiunta una carenza cronica di autoambulanze, tempi di attesa lunghissimi per i pazienti e una crescente frustrazione del personale medico e paramedico, che si vede molto spesso negare ogni richiesta da una burocrazia lenta e corrotta.
Sarebbe sbagliato anche dare la colpa all’embargo statunitense (iniziato 46 anni fa), come ripete sempre la propaganda cubana e filo-cubana in tutto il mondo. Perché fino al 1991, Cuba è stata sostenuta economicamente dall’Unione Sovietica. E dopo la dissoluzione dell’Urss, il regime di Castro ha stabilito nuovi contatti commerciali con l’Europa, con i paesi ex sovietici e, dal 1998, mantiene rapporti commerciali privilegiati con il Venezuela di Hugo Chavez, il maggior produttore di petrolio di tutta l’America Latina. Tuttora il Venezuela vende il petrolio a Cuba a prezzi politici, fuori mercato.
In compenso il regime di Castro ha primeggiato nell’esportazione di un prodotto speciale: la violenza politica. Decine di migliaia di consiglieri militari e soldati (più o meno) volontari sono andati a combattere in Angola, Mozambico, Etiopia e Nicaragua, per “esportare la rivoluzione”. Il regime castrista è sospettato di avere anche sostenuto segretamente la guerriglia comunista nel Salvador, la guerriglia delle Farc in Colombia, indirettamente anche il terrorismo dell’Eta in Spagna.
E’ ancora difficile calcolare i danni, la sofferenza, la miseria e i lutti provocati, a Cuba e nel resto del mondo, da questi 49 anni di potere assoluto di Fidel Castro. Tutta la verità potrà emergere solo quando cadrà del tutto il regime rivoluzionario instaurato nel 1959. Per ora limitiamoci a sperare che i suoi successori non siano “all’altezza” del padre della rivoluzione cubana.

venerdì, febbraio 15, 2008

Chi ha paura di parlare dell'aborto?



Il sito dell' "Idea", uno spazio di riflessione per giovani conservatori liberali con cui da tempo collaboro, ha pubblicato un mio articolo sul tema dell'aborto, che io ritengo non eludibile nel dibattito politico di questo momento.
Potete leggerlo qui.








Old Whig










giovedì, febbraio 14, 2008


E' di ieri la notizia della tragica morte di un nostro militare in Afghanistan, in un'imboscata dei talebani. Stava servendo la nostra bandiera, stava portando aiuto a delle famiglie sfortunate, a gente piegata da una storia d'isolamento, da secoli di povertà, da decenni di dittatura, da anni di guerra. E' stato colpito proprio mentre aiutava a ricostruire una zona adibita all'assistenza della popolazione.
Il mio pensiero va a lui e ai suoi cari. E in questo momento mi sento orgoglioso di essere italiano.

Grazie Giovanni.







Old Whig










martedì, febbraio 12, 2008


"I musulmani ci uccidono e qui c'è chi si gira dall'altra parte. I musulmani attaccano i nostri simboli religiosi e qui c'è chi li invita ad accomodarsi. I musulmani mettono a ferro e fuoco mezzo mondo per delle barzellette e qui c'è chi li giustifica. I musulmani vomitano bestemmie di ogni genere su Gesù Cristo e qui c'è chi le accetta con il sorriso. I musulmani ci mettono le bombe in casa e qui c'è chi gli dà ragione. I musulmani mettono a morte chi si converte al Cristianesimo e qui c'è chi dice che la sharia è come il Codice di diritto canonico.
Non sarà uno scontro di civiltà, ma, di sicuro, è un incontro mal riuscito."





A. Gnocchi e M. Palmaro
in "Contro il logorio del laicismo moderno"
Edizioni PIEMME




lunedì, febbraio 11, 2008



D'Alema e Padoa Schioppa: gli zombie che azzoppano il PD.







La situazione politica italiana in queste settimane sta vivendo cambiamenti delicati, non indolori, epocali.


Devo fare i complimenti a Berlusconi, che fondando il Popolo della Libertà aveva visto giusto (e lontano): con le elezioni alle porte Fini ha dovuto seguirlo, e Casini sta per cedere.


Devo fare i complimenti anche a Veltroni, che ha avuto il coraggio di scrollare dal groppone della Sinistra democratica e riformista il peso storico della Sinistra radicale, violenta, comunista: il PD correrà da solo e perciò finalmente i liberali avranno un avversario degno.




Terminati i riconoscimenti, devo fare due rimproveri.
Uno a Silvio, per aver appoggiato la nascita della Destra, un movimento che si propone di cancellare buona parte dei faticosi e doverosi passi in avanti fatti da AN negli ultimi quindici anni. Storace ora si è permesso pure di alzare la voce contro l'ipotesi di un ingresso nel PDL! Bene: sarebbe opportuno scaricarlo all'istante, e vediamo quanto raccoglie da solo il novello duce.


L'altro rimporovero, a Walter, per aver iniziato la sua campagna come era prevedibile: cercando di offuscare i ricordi degli italiani riguardo ai disastri di Prodi (fresca fresca l'ennesima figuraccia: non solo non esiste il tesoretto, ma addirittura l'eredità dell'Unione è un buco di 7 miliardi, frutto degli ultimi favori a statali ed amici vari). Questa veltroniana operazione di rimozione del ricordo non solo è patetica, ma è pure contraddittoria: se davvero il Centrosinistra ha governato bene, allora perchè rivoluzionarne l'assetto? Perchè la corsa solitaria? E a proposito di contraddizioni, i vecchi cadaveri del governo mortadella riescono a far male al PD anche dopo esser politicamente defunti, come non-morti che riemergono dalle tombe: ieri mentre D'Alema dalle pagine dell'Unità prometteva una riduzione delle tasse, prontamente Padoa Schioppa lo smentiva, definendo impossibile una riduzione della pressione fiscale in questo momento. Incertezze già viste, bisticci già noti, copione già letto, esperienza già sofferta. E Walter, che ha fatto uno staccandosi dai trans da combattimento con falce e martello, dovrebbe fare trenta azzerando i quadri di un partito, il PD, ancora troppo invischiato con i disastri e i litigi tipicamente prodiani.














Old Whig






venerdì, febbraio 08, 2008


Il SuperMartedì ha avuto due vincitori: McCain ed Obama.
Il primo ha raggiunto l'obiettivo della nomination, conquistando alcuni stati chiave e costringendo il principale avversario, Romney, al ritiro.
Il secondo invece puntava a limitare i danni, ad evitare che Billary dilagasse, e ci è riuscito, ottenendo un pareggio che lo tiene ancora in corsa.

Tra i Repubblicani, bisogna poi notare l'ottimo risultato del conservatore Mike Huckabee, che resta il mio preferito. L'ex governatore dell'Arkansas ha stracciato i rivali negli stati del Sud e resta ancora in gara, anche se ormai pare troppo staccato da McCain per sperare di preoccuparlo. In realtà ciò che i conservatori statunitensi (e con loro io) sperano è che Huckabee convinca McCain (con cui ha intrattenuto ottimi rapporti in tutti i dibattiti televisivi, da un anno a questa parte) a sceglierlo come vice. Tale ipotesi sarebbe a mio avviso opportuna anche guardando al futuro: infatti nello scontro con Obama o Billary, McCain avrà enorme successo tra i moderati e gli indipendenti, ma Huckabee potrebbe essere utile per serrare i ranghi della stessa base repubblicana, scettica verso l'eroe del Vietnam a causa delle sue posizioni su immigrazione e aborto. Insomma, sarebbe un ticket vincente, poichè davvero si completerebbe a vicenda.





Old Whig




martedì, febbraio 05, 2008


SUPERTUESDAY

Scusate l'assenza, ma gli esami incombono...

Nel frattempo dall'altra parte dell'Atlantico continua la bellissima sfida per le nominations.

La nostra politica invece si dibatte pietosamente nella crisi più totale. Comunque ora che Napolitano e Marini hanno perso abbastanza tempo (per consentire alla Sinistra di occupare le ultime poltrone disponibili con le nomine dei manager pubblici; per sostituire abilmente il faccione fallimentare di Prodi con quello di Veltroni; per far ricadere, con un'operazione di paraculismo da manuale, la colpa della fine della legislatura su Berlusconi, e non sull' implosione della Sinistra più antistorica, incapace ed arlecchiniana d'Europa), sembra che finalmente torneremo a votare!

Ma com'è lontana l'America...

Old Whig

venerdì, febbraio 01, 2008


"L'adulazione porta con sè l'infamante accusa di servilismo; la malignità una falsa parvenza di libertà."






Cornelio Tacito